martedì 28 settembre 2010

Codice Rosso

L'Unità boccheggia. L'estrema unzione sta per essere impartita nelle due regioni più rosse: Emilia Romagna e Toscana.
Ce lo fa sapere l'Aser - il sindacato dei giornalisti emiliani -, organismo di categoria del quale sono (indegnamente) dirigente. Bologna e Firenze senza la redazione dell'Unità. Triste.
C'è un editore che fa i conti con il pallottoliere, ma i numeri non lo soddisfano e dà una bella sforbiciata; ne ha tutto il diritto. E ci sono i giornalisti che che tentano di difendere il posto di lavoro; altrettanto sacrosanto. Una storia già vista, raccontata e analizzata. Questa volta, però, c'è qualcosa di diverso rispetto allo storico dualismo proprietà-sindacati. È il pezzo di storia che rappresenta quella testata. È l'anima di quel giornale.
Sei lettere e un apostrofo rosso, campeggiavano sui cappelli dei muratori del dopoguerra, facevano da cornice alle bacheche fuori dalle sezioni del Pci. I caratteri inconfondibili scivolavano, silenziosi e velocissimi, dentro alle fabbriche per poi andarsi ad anfrattare negli armadietti metallici, pronti ad essere letti quando suonava la sirena del rancio.
Non ne andava persa nemmeno una stilla; quando le notizie perdevano di attualità, l'Unità si adattava a piegare le uova o a tenere ben caldo il pasto degli operai. I compagni più sportivi la usavano anche sotto la canottiera, per combattere il freddo, quando a lavorare ci si andava in bicicletta.
L'Unità era Melloni-Fortebraccio, i corsivi illuminati di Michele Serra (mamma mia, quanto è bravo questo romanaccio che guardava il cielo e lanciava stilettate ai potenti).
La testata faceva capolino orgogliosamente dalla giacca di Berlinguer, spuntava civettuola dalla borsa a tracolla di Nilde Iotti (era anche nella mazzetta di Massimo Inciucio D'Alema, ma sorvoliamo su questo particolare).
L'Unità è tutto questo e altro ancora. Pochi giornali hanno un'anima: il quotidiano messo in piedi da Gramsci ce l'ha, eccome se ce l'ha, cristosanto.
Non fateci morire con giornali che parlano dell'ultima fellatio di una escort. Vi scongiuro.

10 commenti:

  1. Di fronte ai cartelloni pubblicitari per imparare a diventare escort, agli scandali presunti tali dei politici che rubano (ma guarda che novità, non lo sapeva nessuno), alle notizie evitate per quieto vivere (ha parlato di Beppe Grillo più Repubblica che il quotidiano con l'apostrofo) mi chiedo: Ma sono finiti i giornali o è finito il giornalista?
    Si fa una discreta fatica a trovare una notizia, uno scoop o qualcosa che vi si avvicini. Siamo stati noi a rovinare questo sitema, forse. Cercando di fare in modo che ogni informazione, ogni fonte, potesse diventare un totem di scandalo. Così abbiamo mischiato tutto, e fatto perdere senso a molte cose che altrimenti sarebbero saltate fuori ben più lampanti e devastanti. Più ci penso e più me ne saltano in mente. E più me ne saltano in mente più mi viene voglia di incazzarmi

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  2. Caro Aldo, l'Unità è una testata storica (forse anche con un'anima) ma oggi di editori che usano la forbice e di giornalisti che non riescono a difendere il loro posto di lavoro ce ne sono, ahinoi, tanti. Troppi. E avere un anno o cent'anni di vita non fa differenza quando perdi l'articolo 1 (il contratto) e non trovi in giro che qualche collaborazione (sotto forma di cococo quando ti va di lusso).

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  3. Bello l'amarcord che hai scritto sul giornale che era l'organo ufficiale del PCI e che fu fondata da Antonio Gramsci,comunista pure lui.Oggi l'anima dell'Unità si è reincarnata nel PD?Ne subisce,purtroppo,le conseguenze e la responsabilità non è certo da attribuire al solo editore ed alle sue forbici.

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  4. Caro Aldo sei un anima pura, un don Chiscotte, ti stupisci?
    In un "paese" in cui i politici sono il passato e i comici il futuro, i processi democratici sono morti!
    Stiamo precipitando verso il nulla che ci portera' ad un nuovo Gramschi, ad una nuova resistenza e forse ad una nuona Unita'. Il costo sara' alto, forse non pagheranno i soliti noti.
    E della nostra generazione non rimarra' che una lacrima dispersa nella pioggia. E' stata nostra la colpa ti tutto questo poiche' il giorno del coraggio eravamo distratti!

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  5. Ginetto della Bolognina3 ottobre 2010 alle ore 13:24

    A dire il vero tra i giornali che raccontavano le prodezze delle escort in prima fila c'era proprio l'Unità (ma Michele Serra non è bolognese?)

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  6. Sai che dice Lodoli? "Trent'anni di cultura buttati nella spazzatura".... Si salverà qualcosa? Forse i nostri ideali... Una piccola fetta, di una grande torta;-)
    Molto bella la vignetta.. Complimenti!!

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